ELABORATO DAL COMITATO PROMOTORE DEL LABORATORIO RICERCHE
TERRITORIALI DEI NEBRODI
1. - Presentazione
Il Laboratorio di Ricerca
Territoriale costituisce un momento di incontro tra esperti,
operatori culturali attenti alla qualità urbana e ambientale e
abitanti che intendono promuovere la costruzione di uno
scenario futuro di elevata qualità urbanistica e civile e
sostenibilità ambientale per la città di Capo d’Orlando e il
suo comprensorio.
Il laboratorio rappresenta la
struttura di ricerca e di dibattito in cui le idee degli
abitanti, tese ad affermare i valori del territorio locale
(ecologia, storia , cultura, tradizioni, arte, paesaggio,
ecc..) , trovano – per la collaborazione con esperti e uomini
di cultura – forme e indirizzi tali da prospettare un disegno
futuro di ecosostenibilità anche sociale e culturale per la
città di Capo d’Orlando.
Il
Laboratorio di Ricerca Territoriale di Capo d’Orlando (per
adesso costituito dal Comitato Promotore, in attesa di
allargare e istituzionalizzare adesioni e formazione)
rappresenta anche il riferimento locale di una vastissima rete
di esperienze e azioni analoghe portate avanti da anni in
diverse realtà nazionali ed europee, tramite l’incontro tra
comunità scientifica, professionalità tecniche,
associazionismo culturale e ambientalista, abitanti dei
“luoghi” e, talora, amministrazioni attente all’evoluzione
sostenibile dell’assetto dei territori di riferimento.
In questo quadro il Laboratorio
aderisce alla “Rete del Nuovo Municipio”, l’associazione
nazionale di Enti Locali, movimenti e gruppi e studiosi di
recente promossa dal Laboratorio di progettazione ecologica
degli insediamenti, diretto da Alberto Magnaghi presso il
Dipartimento di Urbanistica e pianificazione del territorio
dell’Università di Firenze e teso a promuovere azioni di
riprogettazione e governo partecipato dell’ambiente.
Il Laboratorio assume quale
riferimento culturale la letteratura scientifica già prodotta
da ricercatori e centri aderenti alla “Rete”, nonché le azioni
e le esperienze di associazioni e movimenti che vi partecipano
(Legambiente, Social Forum, centri sociali, ecc.).
Nel brevissimo periodo il LART
partecipa alla elaborazione e al dibattito sulla proposta di
revisione del PRG di Capo d’Orlando. Pur non condividendo
l’impostazione generale dello strumento in discussione, il
LART intende avanzare suggerimenti ed emendamenti rispetto
all’ipotesi sul tappeto in modo tale da renderla almeno non
pregiudizievole per un futuro auspicato nuovo disegno di
sostenibilità urbana e sociale.
Il presente documento consta di
tre parti: due tese ad avanzare interpretazioni e prospezioni
rispettivamente per la città di Capo d’Orlando e per il
territorio circostante e l’ultima che riprende e rilancia le
osservazioni già presentate da esperti aderenti al LART
rispetto alla proposta di PRG in discussione.
2. - Note per la costruzione di
uno scenario di area vasta
La
pianificazione di area vasta
potrebbe essere uno strumento valido per proiettare scenari
futuri di “ sostenibilità”. Non a caso Manlio Vendittelli
nel suo ultimo libro “La sostenibilità da Chimera
a Paradigma” la definisce in modo transitivo: la
sostenibilità appartiene alla filosofia, all’organizzazione
teorica del pensiero, alla costruzione di una unità
interpretativa e fattuale che stabilisca, con la
partecipazione diretta delle altre scienze, il paradigma per
le azioni, le interpretazioni e le valutazioni. Ma
realmente come mai oggi si sente la necessità di rendere tutto
sostenibile, oggi si parla troppo comunemente ed in
maniera troppo semplicistica di sostenibilità : turismo
sostenibile, sviluppo sostenibile, edilizia sostenibile,
urbanistica sostenibile, pianificazione sostenibile… Ci si
rende conto che si cerca un valore in qualche modo
rappresentante un limite, quasi un freno all’evoluzione rapida
di qualunque processo vitale, in pratica alla fine la
sostenibilità rappresenta solo questo: un “limite”. In tutti i
campi si cerca allora un limite: nel tenore di vita,
nella crescita economica
, nella crescita urbana dei centri ecc…. Noi ci occupiamo di
ricerche territoriali che raggruppano chiaramente queste
funzioni sul territorio, ed allora la domanda che ci sembra
più ovvia è: Perché oggi si sente l’esigenza di intervenire
attraverso la pianificazione sostenibile nei processi di
crescita dei territori ed delle nostre città? cosa è che muove
questo pensiero?
Forse perché:
“ Borghi , paesi, cittadine, città, sono stati travolti
dalle rapidissime trasformazioni, e gli stessi abitanti non vi
si riconoscono più, non solo per l’inadeguatezza strutturale
ed infrastrutturale, ma per l’incompletezza che nasce
dall’avere bruscamente interrotto un evoluzione storica ed
avere subito l’imposizione di modelli altri da sé”. (E.
Costa)
Forse perché:
“ la dequalificazione del territorio rappresenta
dunque sul piano fisico, la crisi della società, cioè la
progressiva erosione di concetti, valori, sentimenti, che sono
stati selezionati in migliaia di anni dall’uomo e
costituiscono un patrimonio insostituibile di ogni civiltà.
(S. Donato)
O forse ancora più semplicemente
(distaccandoci dal carattere filosofico e avvicinandoci ad una
scala più reale) perché nel territorio ove noi risediamo, cioè
i Nebrodi, sentiamo il vero bisogno di regolare il nostro
sistema relazionale quotidiano e quindi esigenze, priorità ,
ed emergenze sociali, culturali, ambientali ed urbane che
stanno invece entrando in un sistema caotico e disordinato di
crescita giornaliera quasi irrefrenabile . Infatti proprio per
fare il punto della questione qui posta, nel territorio dei
Nebrodi si parla ad oggi di esigenza di sostenibilità ad ampio
respiro. I Nebrodi quindi molto chiaramente testimoniano una
geografia urbana abbastanza squilibrata. In questo senso
potremmo riportare diversi esempi :
1)
La
diversa capacità della pianificazione: Capo d’ Orlando
possiede un P.R.G , Naso un P.d.F., Rocca di Caprileone ancora
un P.d.F.; a testimonianza di una non omogeneità della
strumentazione urbanistica.
2)
La
densità demografica che risulta maggiore sulla costa e molto
minore nell’entroterra, a testimonianza di una tendenza alla
congestione insediativa ormai insostenibile.
3)
L’economia produttiva profondamente differente tra i centri
collinari e montani ed i centri costieri.
4)
Le
funzioni urbane (vita pubblica, amministrazioni, ricerche
sviluppo, innovazioni tecnologiche ecc…) nettamente
squilibrate.
“In
maniera chiara ed evidente gli squilibri non sono altro che
delle differenze profonde tra un entità ed un'altra”.
“Da
Patti a S. Agata di Militello sono presenti emergenze
territoriali comuni (erosione costiera urbanizzazione
congestione edilizia , turistica , veicolare ecc..) che si
distaccano profondamente dalle problematiche dei centri
collinari e dell’entroterra che al contempo vivono situazioni
sicuramente non più felici ( abbandono dei centri interni,
perdita di identità dei luoghi, degrado del patrimonio
storico, architettonico ed ambientale degrado urbano e
territoriale, pericolosità idrogeologica , frane smottamenti
ecc.. ), che fanno inoltre i conti con dei limiti
naturali, costituendo così chiaramente una spaziatura
geografica profondamente squilibrata che fa emergere
palesemente due sistemi differenti e senza alcun rapporto che
li leghi”.
Partendo da queste considerazioni ed in questa prospettiva di
organizzazione territoriale abbiamo integrato la nostra
visione guida centrata sui capisaldi di seguito riportati e
che servono a costituire un ipotesi di pianificazione
sostenibile reale equilibrando tutto il territorio.
In conformità con i dettami
delle linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale,
si avanzano adesso alcune possibili proposte che possono
diventare idee forza per la riqualificazione sostenibile del
territorio di area vasta.
a)
La ricostituzione degli
apparati paesistici dell’ambito, degradati dal declino
dell’attività agricola e soprattutto dalla pervasività
dell’insediamento.
Su presto tema si intende
procedere ad uno studio di rideterminazione degli apparati
paesistici del contesto a scala vasta finalizzato ad azioni
che portino ad una sua pur parziale ricostituzione e ad una
ripresa del funzionamento anche organismico del territorio.
In questo quadro diventano strategici l’analisi e gli
interventi sulle fiumare da rileggere come elementi di
relazione, di collegamento e di riorganizzazione dell'ambito.
b)
Il
potenziamento e riqualificazione dei collegamenti e delle
infrastrutture mare-monti.
Il modello tendenziale
privilegia sempre più i collegamenti paralleli alla costa
penalizzando le relazioni con l’interno.
Nell’ambito della
riqualificazione del sistema ambientale va invece riproposto
il rafforzamento dei collegamenti con l’interno specificando
che il sistema infrastrutturale non deve perseguire una sua
funzionalità endogena o mirata solo ai grandi collegamenti, ma
deve indirizzarsi alla riqualificazione dei luoghi e
dell’ambiente locale.
c)
Il ripristino e la
riqualificazione sostenibile dei luoghi anche attraverso la
rinaturalizzazione di aree fortemente degradate.
Il renaturing può essere
un elemento chiave del processo di riqualificazione del
territorio sia per il recupero di aree ex agricole oggi
incolte e degradate, sia per la valorizzazione anche
socio-culturale di aree a grande vocazione naturalistica, sia
e soprattutto per l’infrastrutturazione ecologica delle aree a
forte congestione insediativa in cui spesso la bassa qualità
architettonica richiama la mancanza di senso urbanistico e
sociale.
d)
La
verifica di efficacia con eventuali proposte di variante della
strumentazione esistente e l’utilizzo nel senso del recupero
territoriale e del decongestionamento insediativo anche della
cosiddetta pianificazione di complemento (PUT, PUP, ecc.)
La ricerca di sostenibilità
anche sociale può derivare dalla promozione dei recenti piani
della programmazione complessa (PRUSST, Patti territoriale,
Contratti d’area, ecc.) con l’attenzione molto ferma al fatto
che essi, in assenza di uno scenario strategico di
organizzazione del territorio, rischiano di raggiungere
obiettivi opposti a quelli dichiarati e perseguibili.
e)
Nello schema allegato si possono riconoscere alcuni elementi
di un possibile scenario di area vasta.
Di esso, in questa sede,
intendiamo sottolineare le due grandi polarità rappresentate,
in termini di assetto eco-sociale ed identitario. Il paesaggio
costiero costituisce il primo di essi, purché si smetta di
considerarlo spazio socialmente disponibile per miopi
interessi di brevissimo periodo legati eventualmente
all’edilizia turistica. Dall’ altra parte il Parco dei Nebrodi
è già una realtà a crescente interesse e via di definitiva
affermazione anche socio-economica.
Questi due grandi comparti
possono caratterizzare l’intero nuovo scenario di
sostenibilità, se completati con gli apparati di relazione
costituiti dalle fiumare e con le grandi macchie paesistiche
di naturalità esistente, di seminaturalità (es. agrumeto da
rinaturalizzare/riqualificare), di artificialità urbana da
recuperare dal punto di vista ecologico.
La pianificazione paesistica di
ambito può costituire il consolidamento ed il riconoscimento
istituzionale di un simile scenario.
3. - Appunti per uno scenario di sostenibilità locale
3.1 - La
pianificazione sostenibile a scala comunale
La
seconda parte del ‘900 è stata segnata da un progressivo
abbandono dei paesi dell’entroterra dei Nebrodi: un vero e
proprio esodo di massa che ha sconvolto la geografia degli
insediamenti.
Le cause
principali sono individuate nel declino delle attività
economiche tradizionali (agricoltura e allevamento
soprattutto) e nella contemporanea realizzazione di importanti
infrastrutture di comunicazione sulla costa (la statale 113 e
la ferrovia).
I nuovi
insediamenti che hanno interessato le pianure costiere sono
sorti in modo veloce e disordinato, in assenza di strumenti di
pianificazione urbanistica, obbedendo alla logica
dell’accumulazione di rendita fondiaria.
Il risultato è quello che in suo
saggio del 1975 Alfredo Reichlin definì “la congestione senza
sviluppo”, tipica delle città meridionali: agglomerati informi
privi di fattori d’ordine urbanistico, intensa urbanizzazione
spinta fino alla linea di battigia, grave alterazione del
paesaggio costiero, fenomeni di inquinamento, distruzione di
importanti valori paesaggistici.
Un ruolo particolarmente nefasto
ha avuto, e continua ad avere, l’idea di uno sviluppo
turistico legato essenzialmente alla realizzazione di
strutture ricettive, come se queste fossero il fattore
determinante dell’offerta e non già la conseguenza di una
domanda motivata dalla appetibilità di un territorio.
Sul piano concettuale questo
modello di crescita, affermatasi nel quasi generale consenso,
è stato sostenuto da una cultura orientata al consumo delle
risorse e dall’aspirazione a replicare gli stili di vita della
società industriale veicolati dai media.
Questo modello è tuttavia
entrato in crisi per la sua evidente insostenibilità: più
cresce l’insediamento, più diminuisce il valore immobiliare
venendo meno la qualità ambientale e quindi l’attrattiva.
Di converso, è cresciuta in
questi anni la sensibilità dell’opinione pubblica verso i temi
della qualità ambientale e della cultura tradizionale.
Nei Nebrodi questa sensibilità
si accompagna all’istituzione del Parco, area protetta per
tutelare valori naturali, ma anche grande contenitore dei
segni della cultura locale: il Parco viene percepito come un
nuovo modello di sviluppo del territorio; nell’immaginario
collettivo evoca suggestioni positive ed è inteso come “logo”
dei Nebrodi.
A partire da queste evidenze, si
può prefigurare uno scenario di pianificazione a medio termine
orientato alla sostenibilità ambientale ed alla formazione di
un’identità stabile del territorio e della popolazione che vi
abita.
Lettura del territorio:
Gli agglomerati urbani segnano
buona parte del territorio costiero e tendono a formare una
città lineare unita dalle vie di comunicazione parallele alla
linea di costa.
Questo processo di conurbazione
non è concluso, permangono ancora brani di pianura agricola
(agrumeto) a segnare un elemento di discontinuità del tessuto
urbano.
Al di là del suo valore agricolo
produttivo, attualmente modesto, l’agrumeto conserva tuttavia
un grande valore ambientale e culturale che può essere
idealmente e praticamente connesso con il territorio del Parco
dei Nebrodi attraverso i corridoi ecologici delle fiumare e
delle colline.
A livello di pianificazione
comunale e di scala vasta consegue il vincolo assoluto delle
aree agricole rimaste inedificate affinché possano svolgere
questa importante funzione.
Altro
obiettivo strategico da perseguire è l’arretramento delle
urbanizzazioni rispetto alla linea di costa.
Per quanto riguarda l’edificato,
generalmente caratterizzato da una bassa qualità
architettonica e formale, la parola d’ordine è
riqualificazione con interventi di ristrutturazione
urbanistica e di recupero architettonico: sul piano operativo
si potrebbe procedere con piani particolareggiati di recupero
e piani del colore.
L’ambizione è che le città non siano costituite da una
sovrapposizione disordinata di funzioni, ma ritornino ad
essere i luoghi dell’identità comunitaria.
3.2 –
Lettura dell’assetto e delle dinamiche del territorio comunale
in relazione al comprensorio dei Nebrodi
Territorio
comunale:
-
Il
territorio comunale ha una superficie catastale valutata
ufficialmente in Ha. 1456 ed è costituito da una fascia
litoranea sub – collinare degradante sul mar Tirreno, a forma
di L rovesciata, compresa tra la foce del Torrente S. Carrà, a
levante, e quella dalle Fiumara Zappulla, a ponente.
-
Il
territorio ha uno sviluppo costiero di circa 12 KM. ed una
profondità variabile tra un minimo di 450 ml. ed un massimo di
2,5 Km.
-
Sotto il profilo morfologico, il territorio si sviluppa tra
una quota minima a livello del mare, a settentrione, ed una
quota massima di ml. 330 s.l.m. sulle strutture sovrastanti le
frazioni di Scafa, ad oriente.
-
I
comuni contermini sono quelli di Naso ad est e sud – est, di
Torrenova, già San Marco d’Alunzio, Mirto e Caprileone a sud –
ovest.
-
Sotto il profilo orografico, il territorio può suddividersi in
due parti nettamente distinte:
a)
Una zona pianeggiante,
ad ovest, di forma pressoché triangolare, sulla quale si
estende il centro abitato, con vertice naturale sul capo e
base alla Fiumara di Zappulla, oltre un piccolo triangolo, ad
est, attiguo alla sponda sinistra del Torrente S. Carrà;
b)
Una zona sub – collinare,
segnata in senso normale alla costa da vari torrenti, tra i
maggiori: Piscittina, Vina, Bruca, Forno, San Gregorio, ecc..
-
La
zona pianeggiante, ad ovest, originariamente coltivata ad
agrumeto irriguo e caratterizzata dal centro abitativo
tradizionale e da nuclei abitati, risulta interessata da
insediamenti abitativi, artigianali, commerciali e da piccole
industrie carenti di urbanizzazione primaria. Essi sono stati
in parte realizzati in attuazione alle previsioni contenute
nel P.d.F. vigente dal 1975 al 1984, in parte in attuazione
alle norme del P.R.G. oggi vigente.
-
La
zona sub – collinare, ad est e ad ovest del Capo, si
diversifica sia per le colture praticate che per l’acclività:
la parte orientale presenta terrazzamenti con coltivazione
prevalente ad uliveto, mentre nella parte occidentale, molto
più accidentata, risulta impiantato un bosco ceduo di
proprietà comunale con vegetazione della macchia mediterranea.
Territorio Comprensoriale:
-
Il
territorio di Capo d’Orlando è ubicato al centro del
comprensorio dei Nebrodi e dista Km. 100 ca. dal capoluogo di
provincia col quale è collegato con la S.S. 113, con
l’autostrada A-20 ME-PA e la linea ferroviaria, e dista Km.
150 ca. dal capoluogo regionale con il quale è collegato
dalla S.S. 113, da un troncone di autostrada A-20 ME-PA nel
tratto terminale a partire da Castelbuono, oltre che dalla
linea ferrata.
-
I
collegamenti aeroportuali accessibili sono quelli di Reggio
Calabria, Catania e Palermo, raggiungibili con i suddetti
precorsi stradali e ferroviari.
-
Le
più note località turistiche della Provincia – Isole Eolie e
Taormina – sono raggiungibili, rispettivamente, con corse
stagionali di aliscafi in partenza dai costruendi porti di
Capo d’Orlando e Sant’Agata Militello e con le autostrade A20
ME-PA e A18 ME-CT.
-
La
superficie complessiva del comprensorio interessato si calcola
in complessivi Ha. 30.000 comprendente i comuni di Naso,
Castell’Umberto, Tortorici, Ucria, Floresta, Raccuia,
Sant’Angelo di Brolo, Ficarra, Sinagra, Piraino, Brolo,
Gioiosa Marea, S. Salvatore di Fitalia, Galati Mamertino,
Longi, Frazzanò, Mirto, Caprileone, Torrenova, San Marco
d’Alunzio, Militello Rosmarino, Alcara Li Fusi, S.Agata
Militello, Acquedolci, San Fratello, Caronia, Mistretta.
-
Gran parte dei suddetti centri sono in atto raggiungibili da
tortuose strade statali (la S.S. 116 Capo d’Orlando –
Randazzo) provinciali e/o intercomunali, oggi inadeguate alle
moderne esigenze del traffico veicolare, per cui sarebbe
necessaria una razionalizzazione dei tracciati esistenti nel
rispetto dei valori ambientali.
-
Tutto questo ambito geografico, in gran parte inserito nel
Parco dei Nebrodi, è caratterizzato morfologicamente da un
rilievo plastico degradante verso il mar Tirreno ed è
tagliato in più punti da Fiumare i cui fondi valle
agrumetati per la maggior parte costituiscono un patrimonio
ecologico, paesaggistico – ambientale e produttivo di notevole
valore.
-
In
particolare si evidenziano i centri di Naso, S. Marco d’Alunzio,
Mirto, Frazzanò, Galati Mamertino, S. Fratello, Mistretta per
la ricca presenza di monumenti che testimoniano delle passate
vicende legate alla tradizione etno – antropologica ed alla
cultura urbanistico – architettonica di questo territorio,
nonché, per alcuni aspetti, dell’intera Isola.
-
Non
bisogna sottacere poi, i valori paesaggistico – ambientali e
naturalistici presenti soprattutto nell’entroterra collinare
ed in particolare nei territori comunali di Alcara Li Fusi,
Caronia, Mistretta, Floresta, Raccuia, Tortorici.
-
L’intero contesto comprensoriale potrà essere opportunamente
analizzato ed approfondito con specifiche indagini conoscitive
finalizzate ad indirizzare le scelte fondamentali della
revisione del P.R.G. verso una integrazione con i valori
preesistenti, anche sotto il profilo della individuazione di
un itinerario turistico – culturale da legarsi, comunque,
all’istituzione del Parco dei Nebrodi.
In
considerazione della limitata estensione del territorio del
comune di Capo d’Orlando, e degli stravolgenti interventi
edilizi realizzati negli ultimi trenta anni, in parte in
attuazione degli strumenti urbanistici approvati (P.d.F. e
P.R.G.) e in gran parte da interventi abusivi soggetti a
condono edilizio, si ritiene che il redigendo P.R.G. non debba
limitarsi a prevedere sistemazione dell’abitato esistente e
sviluppo di eventuali possibili zone di ampliamento con
destinazione turistica e conseguente razionale adeguamento
degli standards urbanistici, ma debba riferirsi anche
all’assetto dell’intero territorio comunale nell’ambito di
interventi di interessi comprensoriali intercomunali
perseguendo obiettivi predeterminati alle trasformazioni
economico – sociali ed estetico – ambientali.
direttive generali per la
revisione del p.r.g. di capo d’orlando:
Il Consiglio Comunale, in
attuazione di quanto prescritto dall’articolo 3 della l.r.
15/91, con deliberazione n. 145 del 16/12/1994, ha approvato
le direttive generali, notificandole ai progettisti incaricati
della revisione del P.R.G.
Le predette direttive, nel dare
un quadro di riferimento complessivo sulle problematiche da
affrontare estese ad un più vasto territorio comprensoriale,
espressamente prevedono:
“il piano dovrà dimensionarsi
tenendo conto delle volumetrie esistenti sul territorio e
delle specifiche destinazioni d’uso (da verificarsi con
indagini dirette sui luoghi), dovrà essere orientato al
conseguimento di cinque obiettivi fondamentali:
-
Qualità del tessuto urbano;
-
Difesa del territorio;
-
Assetto adeguato della
viabilità territoriale;
-
Integrazione armonica tra
sviluppo economico ed interventi urbanistici;
-
Sviluppo ed incentivazione del
settore turistico, in modi e forme integrate e non
alternative agli altri settori economici.
Principalmente il piano dovrà
indirizzarsi verso la scoperta del tipo di vocazione
turistica, prevedendo in conseguenza interventi rivolti ad
evitare il verificarsi della sola conversione della rendita
fondiaria, realizzando un tipo di turismo che si concretizzi
in un servizio sociale qualificato, capace di produrre nuove
fonti di lavoro.
A tal fine si ritiene opportuno,
anche in considerazione delle limitata estensione del
territorio e dell’attuale crisi economica, evitare grandi
interventi che richiedano notevoli sforzi economici
difficilmente gestibili con proficuità e continuità, nonché di
rilevante impatto urbanistico-edilizio.
In particolare, dovrà prevedersi
un turismo pilotato verso la conservazione e la valorizzazione
del patrimonio storico e naturalistico, privilegiando il
turismo congressuale quello giovanile e della terza età.
In sintesi, si rende necessario,
previa analisi del territorio comunale e comprensoriale,
individuare “quale e quanto” turismo, tenendo conto che quello
balneare è ormai poco concorrenziale.
In quest’ottica, il
piano dovrà fare riferimento ad un più vasto territorio
comprensoriale esteso al Parco dei Nebrodi, ricco di valenze
paesaggistiche e ambientali, storiche, architettoniche,
faunistiche, floreali, gastronomiche e artigianali”.
Dette direttive, sulla base
delle quali dovrà relazionarsi il lavoro dei progettisti del
P.R.G., di fatto si collegano ai dettami delle linee guida del
Piano Territoriale Paesaggistico Regionale ed alle stesse
proposte per la riqualificazione sostenibile del territorio di
area vasta indicate al superiore punto 2.
3.3 –Urbanistica partecipata
e sviluppo sostenibile come scelta di modello sociale ed
occasione di crescita culturale collettiva.
3.3.1
- L’Alternativa ecologica come approccio per il disegno
della città - che vada al di là della scala architettonica e
che incida profondamente sulle scelte che governano il regime
dei suoli e la pianificazione - è oggi necessaria per
assicurare un lascito generoso in termini di vivibilità e
qualità dell’ambiente urbano costruito e non.
Una
pianificazione urbana sostenibile e partecipata esige la
collaborazione tra i diversi attori locali e il coinvolgimento
dei residenti già in sede di progetto preliminare. Ciò porterà
ad una maggiore legittimazione delle azioni da intraprendere
ai fini di un recupero ecologico.
Si prefigura così un'attitudine
alla partecipazione e democratizzazione del percorso
progettuale, che tra le linee guida presuppone un
approccio etico e rispettoso dell’individuo per
arrivare alla schietta interpretazione dei bisogni primari ed
anche di quelli non avvertiti come tali, e per un ritorno al
mondo naturale e delle esperienze sensoriali.
Partecipazione necessaria anche
e soprattutto per cogliere “il genius loci”, ovvero lo
spirito del luogo con la consapevolezza che una pianificazione
di un territorio poco abitato porta spesso sconquassi non solo
all’ambiente ma spesso incide profondamente nei microcosmi di
chi a quel territorio vi è legato, radicato.
Urbanistica partecipata come
salvagente per la memoria dei luoghi, per il valore che hanno
avuto, che spesso non hanno più, ma che potrebbero ancora
tornare ad avere.
3.3.2 - Il nostro
territorio, caratterizzato da
un’espansione rapida negli anni ’60 e ’70 - che pure aveva
prodotto un organismo compatto e multifunzionale - ha
conosciuto negli anni seguenti un inurbamento diradato. Una
crescita lenta ma pressoché costante, assorbita proprio in
ragione della “nascosta” entità del fenomeno e non
accompagnata per fortuna dall’aumento demografico su tutta
l’area dei Nebrodi, ma che ha prodotto occupazione e
frammentazione di terreni coltivabili o quantomeno più
facilmente coltivabili e paradossalmente non più a danno della
produzione agricola dato lo stato di salute del settore.
Un processo di immigrazione o se
vogliamo di transumanza visto che tali fenomeni sono spesso
stagionali, che non ha prodotto nei nuovi nuclei insediativi
“altri luoghi” di relazione ed interesse collettivo,
riconoscendo invece tale ruolo – che già aveva - solo al
“centro storico consolidato”.
Le cortine di fabbricati che
accompagnano le due direttrici “Consolare Antica” e “Trazzera
Marina” vietano oggi qualunque salutare tracimazione anche
solo sensoriale verso l’orizzonte marino o l’antico agrumeto,
e tra esse sono irrilevanti le occasioni di cucitura
ortogonale che incidano al decongestionamento di tali arterie,
nonché al disegno di comparti che abbiano al proprio interno
una diversificazione di funzione tale da soddisfare anche solo
i bisogni primari delle comunità insediate.
3.3.3 - Gli obbiettivi
da prefiggersi, - in applicazione dei principi della
sostenibilità dello sviluppo territoriale - oltre che
innescare processi virtuosi di accrescimento del sapere e
qualità dell’offerta nelle professionalità che prendono parte
a questo progetto, comportano anche una radicale presa di
coscienza in tutti gli altri attori che andranno a modificare
comportamenti e quindi processi di “consumo” a vantaggio di
una maggiore salubrità dell’ambiente antropizzato. La
protezione del nostro intorno diventa quindi elemento di
“cittadinanza” che può accomunare iniziative individuali e
collettive, dare un senso comune alle attività delle donne,
degli uomini, dei bambini che insieme danno “vita” alla città.
L’equilibrio tra volume
edilizio e spazi verdi riservati al tempo libero
integrati in un unico organismo in modo da
favorire la pedonalizzazione e ciclabilità di sempre maggiori
porzioni di territorio giocherà in favore della riduzione
dell’inquinamento acustico nonché delle azioni
normalizzanti che gli spazi verdi possono svolgere nei
confronti dell’ambiente urbano.
La tutela del
patrimonio agricolo degli ecosistemi e paesaggi naturali
anche a garanzia di una indispensabile permeabilità del
terreno e riconoscimento quindi della pianura
alluvionale come elemento indispensabile dell’equilibrio
idrogeologico del nostro territorio a tutto vantaggio
della qualità dell’acqua e dell’aria in un regime di
involontaria ma efficace prevenzione dei rischi di origine
naturale ed antropica, sarà anche occasione per arrivare
alla produzione di beni ortofrutticoli biologici per il
consumo locale e valorizzazione del patrimonio rurale.
La diversificazione nell’uso
delle aree urbane, con una commistione di spazi
residenziali e lavorativi, - quindi aree socialmente
eterogenee - porterà invece alla nascita di “organismi
compatti” non più dipendenti dal centro storico consolidato
che rappresenta oggi l’ambiente urbano più appetibile. Questa
operazione è indispensabile che sia accompagnata da azioni
tese a favorire la permuta tra il “nuovo costruito” e il “già
costruito” - con salutare demolizione di quest’ultimo - al
fine di ricucire il tessuto agricolo. E’ anche una
buona occasione per ridisegnare nuovi quartieri che rispondano
ai dettami dell’architettura bio-sostenibile e quindi motore
per la nascita di nuove professionalità, contenimento dei
consumi. La gestione del traffico e il controllo del flusso
veicolare nonché una rete di trasporto pubblico sono
maggiormente gestibili in presenza di un tessuto compatto
ed omogeneo, anche le infrastrutture pubbliche soddisfano
al meglio un maggior numero di utenti.
Un nuovo disegno urbano quindi,
che riconfiguri il rapporto tra città e campagna in un mutuo
soccorso al fine di determinare le condizioni di crescita
economica di tutte le loro componenti, innescando una sorta di
rivoluzione culturale, ma possiamo anche chiamarla se volete
involuzione, importante è che l’obiettivo sia chiaro e
raggiungibile.
3.4 – Indirizzi per uno scenario
di sostenibilità a scala comunale
Le considerazioni fin qui
avanzate adducono le prime linee prospettiche di un programma
di riqualificazione sostenibile del territorio comunale.
a) Il primo punto, decisivo, per
permettere qualsivoglia discorso di riqualificazione
sostenibile del territorio comunale riguarda il blocco
tendenziale della nuova edificazione.
Se
infatti non cessa nel più breve tempo possibile la tendenziale
occupazione pervasiva e magmatica di tutta la cimosa
litoranea, e non solo di essa, da parte di edilizia turistica
e speculativa in continuo incremento, diventa problematico
qualsiasi intervento di recupero.
Questa deve essere la prima
politica da adottare rispetto al territorio comunale.
b) Collegata al precedente è la
verifica dello stato del patrimonio urbanistico ed edilizio
esistente, che porti ad azioni di recupero e
ristrutturazione tipo-morfologica e soprattutto di
riqualificazione ecologica.
c) Il
terzo punto riguarda l’individuazione e la
classificazione del vasto stock di edilizia abusiva
esistente.
Ciascun
nucleo va rilevato sistematicamente per promuovere, laddove
possibile, azioni di risanamento e recupero e, ove necessario,
azioni di drastica demolizione.
d)
Analisi di consistenza e di efficacia dell’attuale utilizzo
del patrimonio edilizio.
Tale
azione è finalizzata all’ottimizzazione dell’offerta
costituita dallo stock esistente anche rispetto alla futura
domanda abitativa o turistica. In modo da risolvere il
perverso intreccio tra interessi del settore turistico ed
interessi del settore delle costruzioni che portano ad
interpretare qualsiasi dinamica in termini di nuova
edificazione assolutamente ingiustificata.
e)
Ricostituzione dell’identità dei luoghi del territorio
comunale.
Questa
azione riguarda la possibile configurazione di una nuova
estetica delle diverse parti della città che muova da un
recupero dei valori culturali e sociali ivi esistenti, talora
sopiti e sepolti nell’archeologia territoriale di Capo
d’Orlando.
La nuova
città può presentare invece una serie di paesaggi urbani che
rappresentano anche il recupero della memoria delle passate
tradizioni ed attività.
f) Reindividuazione
delle diverse parti della città (centro storico
consolidato; piana agrumicola; segmenti assiali legati alle
due direttrici corrispondenti alle vie Consolare Antica e
Trazzera Marina, completate dai torrenti Forno e Bruca;
promontorio del Capo; aree collinari), e loro ripensamento
come "luoghi urbani".
g)
Promozione di politiche di mobilità sostenibile che
affrontino i nodi del traffico urbano non solo da un punto di
vista meramente funzionalista, ma guardando anche al nuovo
disegno delle diverse parti della città.
5. - Osservazioni all’attuale
proposta di revisione del P.R.G.
Seguono
le osservazioni all'attuale proposta di PRG già avanzate da
soggetti aderenti al LART
Osservazione presentata dal
Circolo Legambiente Nebrodi
L’osservazione, il cui testo integrale costituisce allegato
del presente documento, pone l’attenzione sui seguenti punti:
-
Dimensionamento
Il progetto di revisione del
piano regolatore appare chiaramente sopradimensionato.
La cosiddetta “verifica
abitanti” redatta dai progettisti il 15 gennaio 2003 non è
attendibile. Condizionata com’è dalla necessità di dimostrare
comunque la coerenza delle previsioni del progetto con il
dimensionamento derivante dai calcoli delle variazioni
demografiche, finisce con l’utilizzare valori e parametri
assolutamente arbitrari nella determinazione del numero di
abitanti insediabili e con il non considerare elementi di
fatto.
Consegue che il Piano è
sopradimensionato e che non possono essere previste nuove zone
contenenti quote di edilizia residenziale (ad esempio AS1,
AS2) né aumenti degli indici di fabbricabilità (ad esempio
zone S1).
-
Verifica degli standard urbanistici
è
ovvio che l’errato calcolo del dimensionamento del Piano
produce conseguenze anche nella determinazione del rapporto
spazi pubblici/abitanti inficiando la verifica degli standard
urbanistici.
-
Urbanizzazione delle aree coltivate ad agrumeto
Il
Progetto di Piano Regolatore prevede la destinazione ad uso
extra agricolo di una vasta area della Piana di Capo
d’Orlando, coltivata ad agrumeto irriguo secondo il risultato
dello studio agronomico forestale propedeutico al Piano che
contrasta con l'articolo 2 della legge regionale 71/78.
Se tali previsioni fossero
attuate, si assisterebbe alla copertura, ed
impermeabilizzazione, di quasi tutte le aree scoperte poste ad
ovest del centro urbano, sottostanti alla Via Consolare
Antica. Con la conseguenza di accrescere il congestionamento
urbanistico di quella parte del territorio (cresciuta in modo
disordinato) e di ridurre drasticamente la capacità di
permeabilità del suolo alterando il già sottile equilibrio
idrogeologico.
-
Zone di espansione S1 ed S2
zone S1
Il Piano Regolatore Generale
prevede aree destinate alla residenza stagionale ed alla
ricettività turistico alberghiera situate sulle colline che
circondano Capo d’Orlando, confermando le zone S 0,10 e T 010
del Piano del 1984 ma aumentando, al contempo, gli indici di
fabbricabilità ed il rapporto di copertura.
L’aumento immotivato e
irragionevole di questi valori incide sul dimensionamento del
Piano, facendo crescere ulteriormente la volumetria
insediabile, e determina un forte impatto paesaggistico delle
nuove costruzioni in un territorio collinare caratterizzato da
una certa acclività e dalla storica presenza di uliveti.
zone
S2
Il Piano
Regolatore adottato prevede la destinazione di una vasta area
della piana agricola a zona S2 (attività alberghiere) che
incrementerebbe di altre 2.500 unità, di cui 1.750 in
alberghi, i posti letto.
Gli indici di fabbricabilità
adottati (1,50 mc/mq territoriale e 2,50 fondiario) e
l’altezza prevista (m 10,50) lasciano presagire l’insediamento
di edifici di notevole consistenza con un elevato rapporto di
copertura, vale a dire una tipologia “congestionante” che
replicherebbe esperienze poco fortunate sperimentate sulla
costa messinese e comunque contraddittoria rispetto ad uno
scenario di sostenibilità.
-
Porto
Il Piano Regolatore prevede
l’ampliamento del Porto di Capo d’Orlando verso ovest, cioè
verso il borgo di San Gregorio.
La scelta di ampliare il Porto,
con tutte le conseguenze su regime delle coste e sulla
fruibilità della spiaggia che essa comporta, non è minimamente
giustificata nella relazione del Piano.
Essa infatti non fornisce alcuna
dimostrazione di questo fabbisogno, che appare evidentemente
sproporzionato, né la forniva a suo tempo la relazione che
accompagnava il progetto la quale si limitava ad esporre
alcune generiche ed insufficienti considerazioni sulla
necessità di realizzare approdi nel sud Italia.
Un approfondimento sul ruolo che
dovrebbe svolgere il Porto rispetto allo sviluppo del
territorio, e quindi anche un ragionamento sul suo
dimensionamento, sarebbero invece passaggi preliminari
all’inserimento nel Piano Regolatore.
L’impatto dell’opera sul regime
delle spiagge sarebbe pesantissimo: sulla base degli studi
effettuati sull’erosione delle coste messinesi la prevista
costruzione del pennello di guardia a protezione del molo
sopraflutto influirebbe in modo decisivo sulla futura
evoluzione del litorale; quasi certamente, infatti, il
pennello continuerà per molti anni a privare di alimentazione
le spiagge ad est di Capo d’Orlando, mentre ad ovest si
formerebbe un grande accumulo che cambierebbe i connotati alla
baia di San Gregorio.
-
Comparti e piani territoriali
Una delle direttive generali più
qualificanti del Piano era quella di prevedere l’attuazione
delle nuove zone di espansione con comparto unico e rifusione
particellare esteso all’intera zona; ciò all’evidente scopo di
ripartire vantaggi ed oneri tra tutti i proprietari
interessati e realizzare la cosiddetta “indifferenza”
rispetto alle scelte urbanistiche.
Le norme di attuazione del Piano
adottato, invece, stravolgono questa impostazione, avendo
sostituito la dizione “comparto” con “comparti” (articolo 79)
e la possibilità di procedere per singoli piani attuativi
(articolo 83) nella zona AS1.
Negli ultimi tempi, il Consiglio
Comunale ha adottato il Piano di riqualificazione urbana e
sviluppo sostenibile (PRUSST) che prevede la localizzazione di
varie attività in variante al PRG vigente. Nel Piano adottato
non vi è alcuna indicazione di queste localizzazioni.
Osservazione presentata dal
Geom. Giuseppe Pollicina
Richiama
l’attenzione sui seguenti aspetti:
- dimensionamento:
coincide con le osservazioni di Legambiente;
-
Calcolo superficie e volumi
per ambiti locali: richiede la
verifica degli standards urbanisti per ambiti locali, cioè in
base alle popolazioni insediabili in ciascuna parte del
territorio comunale e nel complesso, per come espressamente
prescritto nelle direttive generali:
-
Violazione art. 2 legge
regionale 71/78: contesta la
trasformazione urbanistica, prevalentemente per finalità
edilizie, di vasti appezzamenti di terreno agricolo (agrumeto
irriguo), contrasto con l'articolo 2 della legge regionale
71/78;
-
Viabilità:
Le scelte operate dai progettisti appaiono in contrasto con
tale direttiva in quanto ripropongono lo schema di viabilità
preesistente e cioè la costruzione di una nuova strada sulla
direttrice Palermo-Messina, ubicata a metà tra la via
Consolare e la via Trazzera Marina. Con ciò inducendo flussi
di traffico in zone di per sé congestionate, interessate da
insediamenti abitativi ed attraversate da strade con un
notevole carico di traffico (via Forno, ecc.). Pure
Insufficiente appare l'elaborazione della viabilità di accesso
al porto: le indicazioni riportate nelle tavole, infatti,
lasciano pensare a strade inadeguate a sopportare il traffico
veicolare indotto dalla imponente struttura portuale. Infine,
non è stata valutata la possibilità di migliorare la viabilità
limitrofa esistente (via A. Volta) e creare, al suo interno,
un'arteria di collegamento, esterna all'abitato, con il
parcheggio di via Lo Sardo;
-
Incoerenza del Piano adottato
con le direttive e lo schema di massima:
elenca le numerose e gravi incoerenze del Piano
rispetto alle direttive ed allo schema di massima;
-
Impossibilità di effettuare un
immediato raffronto tra le direttive generali e le previsioni
del P.R.G.: dalla visione degli
atti esposti in visione, non emerge la possibilità di
effettuare, da parte del Consiglio Comunale, una verifica
sistematica tra le direttive generali ed il risultato proposto
per l'assenza di un adeguato quadro sinottico per una pronta
lettura.
-
Mancata certificazione,
prevista dal Decreto n. 91/70 e dalla circolare ARTA n. 1/79,
circa la situazione reale delle aree destinate ad attrezzature
e a servizi pubblici, confermata dall’Ufficio Tecnico
Comunale.
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