Nel
dibattito in corso sulle “emergenze” dei “beni”
architettonici ed ambientali, è doveroso chiarire che
l’individuazione delle stesse deriva da una ricognizione attuale
sul territorio che conferma, per la maggior parte, le indicazioni
contenute nel “vecchio” strumento urbanistico vigente
(PRG Calandra).
L’art.
57 del Regolamento Edilizio riguarda le - Zone “BCA” - dal
quale, in questa fase, estrapoliamo le architetture
religiose ancora esistenti, e le norme di attuazione previste
per il mantenimento e la tutela.
-
Sono indicate come zone “BCA” e denominate “Rispetto di beni
culturali e ambientali” talune aree nelle quali sono ammesse
soltanto opere di restauro conservativo dell’edilizia ivi
esistente e dell’ambiente naturalistico circostante”.
Ogni
adattamento tipologico e intervento restaurativo deve avvenire nella
volumetria esistente, con esclusione di aggiunte di volumi, nel
rispetto delle leggi di tutela dei beni culturali anche per quanto
riguarda la destinazione d’uso e con il consenso della
Soprintendenza ai beni culturali competente per territorio.
Oltre alle aree individuate coll’apposito simbolo nelle
planimetrie di piano, sono sottoposti alla tutela della vigente
legislazione sui beni culturali e ambientali i seguenti manufatti
storici:
.....;
Ruderi della
Chiesa S. Martino; Ruderi della
Chiesa di Ronca; .....; .....;
Chiesa vecchia di S. Lucia sulla Consolare
Antica;
Chiesa nuova di S. Lucia sulla Consolare Antica;
Ospizio dei Padri Cappuccini a S. Filadelfio;
Chiesa
Madonna del Porto a S. Gregorio;
Chiesa
di S. Cosimo e Damiano a Cirasa;
Chiesa
di N. S. di Loreto a Livari;
Chiesa
dell’Immacolata Concezione a Forno;
Chiesa
di Maria SS. di Porto Salvo a Piazza Merendino.-
Dopo
le immagini, della Chiesa di S. Francesco, (zona S. Filadelfio)
continuiamo con la Chiesa di S. Lucia.
Carlo Incudine in “Naso Illustrata” del 1882, dice: “.....
le amene e floride pianure di S. Lucia, ove il rezzo profumato degli
aranci, e gli aromi di una terra odorosissima, muovono al riposo, e
a un soave abbandono.
Coteste
pianure tolsero il nome a una Chiesa quivi eretta da un gentiluomo
siracusano, campato co’suoi dal naufragio su la vicina riviera.
Altri
affermano invece ch’essa venne edificata in memoria di Pascasio,
carnefice di S. Lucia, morto in quel luogo.
A
cotesta Chiesa era gran concorso di forestieri il dì della festa, e
venivano sin da S. Marco, e Mirto e Capri, a visitarla”. |
A
tutt’oggi l’iter di salvaguardia previsto dallo strumento
urbanistico non è stato avviato e il risanamento del complesso
rischia, visto lo stato di degrado, di non essere più realizzabile.
Si
è ancora qui a lanciare l’ennesimo S.O.S.
(Sbrigatevi
O
Sparisce).
Arch.
Giuseppe Librizzi
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