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Nel 1934,
anno in cui per attraversare l'Italia occorrevano giorni, il cav.
Salvatore Micale partecipò, nella sua qualità di calzolaio, alla
"Mostra Internazionale della Scarpa" di Venezia, vincendo
il primo premio.
Ma prima, prima che la passione per la Sua "arte" lo
conducesse ad issare la "sicula bandiera" sul campanile di
Piazza S.Marco, Lui aveva solcato mari e valicati monti,
approdando negli Stati Uniti d'America per
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produrre calzature destinate a confortare le estremità dei nostri
connazionali colà residenti ed il Suo "Made in Italy"
ebbe, una affermazione tale da permettergli di cedere al richiamo della nostalgia.
I
miei ricordi mi offrono un personaggio dal cappello a falde
rivolute, con fascia grigio-scuro, alquanto caricato sulla fronte, a
cornice di occhiali perennemente presenti, su una bicicletta
"femminile" con manubrio sportivo con cui raggiungeva il
centro urbano e gli oriundi amici con i quali soleva "vezzeggiare" in inglese.
Una
certa quale atmosfera enigmatica accompagnava l'
"uomo" dai modi distinti, dai gesti misurati, dal sorriso
spontaneo sormontato da un cenno di baffi di casuale, sinistra
memoria, non foss'altro che per quella riconosciuta temerarietà di
essersi sottoposto al giudizio della fredda, nordica gente, ma,
anche, per l' audacia di aver richiesto ed ottenuti consensi, Lui di Piana, per qualcosa che non fosse
l'asiatica pianta sempreverde (il limone).
Insomma
diciamola chiara: in un mondo in cui il "dio agrume"
condizionava caratteri e produceva arroganza, il Cav. Micale
rappresentava per molti il disimpegno da dipendenze massoniche,
frutto di errate cognizioni socio-economico, largamente
presenti, purtroppo, in un ambiente fortemente limitato dal senso
del possesso.
Per
questo, probabilmente, subiva le perverse attenzioni di chi, in
dissenso col Suo operare, "scopriva" , a proprio
piacimento, la Sua, inverosimile, scarsa confidenza con le
"lettere" per via di un particolare Suo modo di apporre il
sigillo personale su atti e documenti.
Intanto,
una Edicola sorgeva a Piana ed una vetrina mostrava i frutti della
scuola calzaturiera del Cav. Micale e, ben presto, il Cinema
"Pian Verde" doveva essere il Suo fiore all'occhiello ed
il luogo deputato a rinfocolare antiche e mai sopite amicizie.
Il
locale, affidato alle cure del figlio Francesco, ed alla promozione
del fedele Spadaro dalla dizione non sempre impeccabile, si fregiò
di numerosissimi "colossal", croce e delizia dei naturali
segregati da interminabili fila di auto. Un esercizio che doveva
risvegliare nei "chianoti" vecchie ed illogiche
rivendicazioni territoriali, con la specifica, perentoria richiesta
di un loro cimitero... Era il tempo del... dio limone!
Poi
il distacco dalla mia mente ed il riapparirmi stanco, in là negli
anni, con coppola e fasciacollo all'interno della Sua fida giacca da
camera un pò sbiadita.
Anche
il mio capo , ormai, non ha più la corvina capigliatura di un
tempo: anzi, temo di non averla mai avuta !
Chissà,...forse
la vita, come dicono i più impegnati, è veramente un
"valzer"...-
Morì
nel 1983 ad 85 anni d'età.
Tano Raneri
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