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Ad alimentare il "mistero" contribuiva, sicuramente,
anche la Sua figura asciutta, i Suoi baffetti radi, la Sua composta capigliatura
raccolta sotto un sobrio "Borselino" dalle falde rivolute ed il
confidenziale modo di "trattare" gli avventori quasi fossero vecchi,
affettuosi amici.
Ma ciò che colpiva, in particolare, era la Sua calma nel
raccogliere e trasmettere
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ordinativi, come ineluttabili incombenze da assolvere
il modo chiaro, semplice ed efficace.
El il "mistero" ?
Di misterioso in Don Natale c'era ben poco, ma, per gli
"intellettuali" del tempo, il lievitare della posizione economica ed
il cognome di "città" andavano di pari passo verso lontanissime
radici.
Anelando orizzonti più larghi, anche se indigeno della, pur
sempre, lontana, " Caria", mise su un carro le Sue masserizie, vi
sistemò la famiglia e si trasferì in Capo d'Orlando cioè in quel luogo dove,
a cerchi concentrici quasi sasso nello stagno, la Sua fama e la Sua fortuna
varcarono i confini del ragionevole.
Eccezionalmente versatile, rimise l'originario mandato in
sapienti mani e cominciò a tessere la Sua tela che crebbe anche di notte,
grazie alla capacità commerciale dei Suoi figli.-
Compagna a tanta "deflagazione" una donna sfuggita ad
un quadro di Modigliani, dall'intelligenza esuberante, conformata alla
dimensione di madre e moglie esemplare, in simbiosi con lo sposo in tutto tranne
che in una cosa. Sembra, infatti, ma saranno subdole illazioni, che tra marito e
moglie non vi fosse "feeling" sui prezzi. Quali i più contenuti
?Lasciamo ai posteri il gusto di sciogliere... l'arcano.
Don Natale, uomo pratico per vocazione, aveva, tuttavia,
una sensibilità estrema tanto che, servendo in armi l'Italia , annotò,
fedelmente, tutti gli eventi sul "fronte" affidandoli ad un
"Diario" che i figli, ancora oggi, custodiscono come una reliquia.
Per la Sua particolare partecipazione alla ricostruzione di Capo
d'Orlando, fu insignito della onorificenza di "Cavaliere della
Repubblica" a cui seguì il Cavalierato di " Vittorio Veneto" in
qualità di combattente e reduce.
Ma di un solo fregio si gloriava, Suo malgrado, anche se su ciò
stendeva un pietoso velo di silenzio:era orgoglioso dell'olocausto dei Suoi due
fratelli caduti sul Carso e da Lui personalmente ricomposti sul luogo della
morte. Storie di ordinario eroismo in tempi in cui i valori di Patria, Libertà
ed Onore erano largamente onorati e condivisi.
Chiuse i Suoi occhi per sempre, dolcemente, quasi a riprova
della Sua indole mite, nel 1980, all'età di 90 anni, ricongiungendosi a Dio ed
all'amata sposa che l'aveva preceduto.-
Tano Raneri
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