La
cosiddetta "opinione pubblica", si sa, non è stata mai
tenera con nessuno e men che meno con chi, segnato da avverso
destino, è "obbligato" a sopportarne le conseguenze.
Ma don Nino,
uomo costretto a guadagnarsi da vivere col pulire le altrui estremità,
non è che se ne preoccupasse tanto, convinto, come pareva di
essere, che di fronte ad un bel fiasco di vino rosso tutto appariva
più roseo e promettente.
E di fiaschi ne
passarono tanti al suo cospetto...quanti ne ritenne necessari perchè
la vita si colorasse di quel tanto che bastava perchè ne valesse la
pena di continuare a viverla. Solo che , poichè il panciuto
"pennello" se lo portava anche sul luogo di lavoro,
qualche problema gli era inevitabile, specie per il ritorno a casa.
Infatti, come
spesso accade, almeno così penso, la strada, sdoppiata per le tante
libagioni, al tapino "lustrascarpe" diventava
interminabile anche se, di per se, era già abbastanza lunga.
Ciò
nonostante, Lui, con indefettibile determinazione, riposti i poveri
attrezzi, coppola storta in testa, inforcava la sua ...legnosa gamba
dal piede un pò sbilenco e col suo miglior sorriso, incurante di
lazzi e frizzi, procedeva a zig-zag verso la meta.
Và subito
detto che il buon don Nino non era lustrascarpe per vocazione, ma,
per un'atroce fatalità, avendo, ancora giovane, provato come
"sa di sale lo pane altrui", lasciandovi, a futura
memoria,la sua povera gamba destra. Gamba che non riebbe mai più
essendo che, in "illo tempore", lo "stato
sociale" era un problema che tale non era specie per chi non
poteva cavarsi neanche il gusto di indirizzarvi una sonora
pernacchia.
Tempi duri in
cui il bisogno veniva tagliato a fette e cucinato in luogo del
minimo indispensabile senza altra consolazione che aggiungere
"supra u cocciu u carbunchiu" di una salute che andava a...
farsi friggere.
E don Nino
Trovato, ben voluto da tutti, ne era un emblema dovendo
conciliare, come si è detto, la sua voglia di continuare a vivere
col suo fazzoletto portato perennemente al naso.
E per il suo
nettare ? La generosità giornaliera di alcuni notabili dalla
fertile fantasia nell'inventarsi scarpe da lustrare a beneficio
di una "dignità" che comunque e sempre continuò ad
andare su vigorosi arti.
Finchè l'unico
lustrascarpe del paese non scomparve, malinconicamente, dal
marciapiedi dell' "Albergo Valenti", silenziosamente,come
era vissuto.
Non ebbe
clemenza su questa terra.Non un raggio di sole che lo riscaldasse!
Morta l'anziana
moglie, fini i suoi giorni, perchè anche per lui "tutto
si compisse", nella casa di riposo di Bronte, lasciando per
sempre questa amata terra.
Accadeva nel
1972, a 78 anni di età, quando su un'altra pagina della nostra Capo
d'Orlando fu scritta la parola "FINE".-
Tano Raneri |