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Tano Raneri

 

 

 

 

 

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Per non dimenticare...

Nino Trovato
Lustrascarpe

 

  La cosiddetta "opinione pubblica", si sa, non è stata mai tenera con nessuno e men che meno con chi, segnato da avverso destino, è "obbligato" a sopportarne le conseguenze.

Ma don Nino, uomo costretto a guadagnarsi da vivere col pulire le altrui estremità, non è che se ne preoccupasse tanto, convinto, come pareva di essere, che di fronte ad un bel fiasco di vino rosso tutto appariva più roseo e promettente.

E di fiaschi ne passarono tanti al suo cospetto...quanti ne ritenne necessari perchè la vita si colorasse di quel tanto che bastava perchè ne valesse la pena di continuare a viverla. Solo che , poichè il panciuto "pennello" se lo portava anche sul luogo di lavoro, qualche problema gli era inevitabile, specie per il ritorno a casa.

Infatti, come spesso accade, almeno così penso, la strada, sdoppiata per le tante libagioni, al tapino "lustrascarpe" diventava interminabile anche se, di per se, era già abbastanza lunga.

Ciò nonostante, Lui, con indefettibile determinazione, riposti i poveri attrezzi, coppola storta in testa, inforcava la sua ...legnosa gamba dal piede un pò sbilenco e col suo miglior sorriso, incurante di lazzi e frizzi, procedeva a zig-zag verso la meta.

Và subito detto che il buon don Nino non era lustrascarpe per vocazione, ma, per un'atroce fatalità, avendo, ancora giovane, provato come "sa di sale lo pane altrui", lasciandovi, a futura memoria,la sua povera gamba destra. Gamba che non riebbe mai più essendo che, in "illo tempore", lo "stato sociale" era un problema che tale non era specie per chi non poteva cavarsi neanche il gusto di indirizzarvi una sonora pernacchia.

Tempi duri in cui il bisogno veniva tagliato a fette e cucinato in luogo del minimo indispensabile senza altra consolazione  che aggiungere "supra u cocciu u carbunchiu" di una salute che andava a... farsi friggere.

E don Nino Trovato, ben voluto da tutti, ne era un emblema  dovendo conciliare, come si è detto, la sua voglia di continuare a vivere col suo fazzoletto portato perennemente al naso.

E per il suo nettare ? La generosità giornaliera di alcuni notabili dalla fertile fantasia nell'inventarsi scarpe da lustrare a beneficio    di una "dignità" che comunque e sempre continuò ad andare su vigorosi arti.

Finchè l'unico lustrascarpe del paese non scomparve, malinconicamente, dal marciapiedi dell' "Albergo Valenti", silenziosamente,come era vissuto.

Non ebbe clemenza su questa terra.Non un raggio di sole che lo riscaldasse!

Morta l'anziana moglie, fini i suoi giorni, perchè anche per lui  "tutto si compisse", nella casa di riposo di Bronte, lasciando per sempre questa amata terra.

Accadeva nel 1972, a 78 anni di età, quando su un'altra pagina della nostra Capo d'Orlando fu scritta la parola "FINE".-

                                                                                                                                                          Tano Raneri