Simpatico, dal bene augurante atteggiamento, con baffetti
castani su cui il tempo aveva fermato, con qualche aiuto, il suo scorrere, il
Cavaliere vestiva in modo elegante, con l'immancabile gilè sotto un cappello
grigio a falde perfilate, a corredo di una "pancetta da commendatore".Una pinguedine appena accennata che contribuiva ad
offrire una immagine da "io vendeva in contanti", cioè da persona
certa dei propri mezzi, ma, sopratutto della propria capacità a beneficio dei
suoi immancabili, interessati interlocutori.
Una intelligenza viva, argentina, coadiuvata da una perspicacia
che, se non fosse riduttivo, poteva essere paragonata a penetrante furbizia,
era, per Lui, una dotazione naturale:prerogativa che procurava al Cavaliere
attenzione nell'ambiente di lavoro e presso gli Istituti di controllo aziendale,
durante la Sua ultima attività.Già, ultima. Ma quale, con certezza, fosse stato il Suo primo
lavoro non mi è dato sapere, anche se impressioni captate a livello quasi
epidermico mi indirizzano verso la nobile arte di "rossiniana"
memoria. Volendomi, tuttavia, accordare il beneficio ...dell'ignoranza, mi
sarebbe piaciuto il "servizio" di un giovane dal sorriso ammaliante,
dal nome caro al dio Bacco, a cui non mancarono, come per il rosso vino,
inestinguibili ed accattivanti risorse.
Così, nel periodo fascista, si impose all'attenzione della
"gerarchia" divenendo, anche Lui,col tracollo del "regime",
un "ricercato" (nel vero senso etimologico del termine) gerarca, per
oltre sei mesi (alla macchia...,dicitur).
Ciò nonostante,fu proprio questo ultimo incarico a decretarne
il meritato decollo. Smessi i panni "grigioverdi" , introdusse nel
mondo produttivo, avendo intuito l'esigenza che le imprese disponessero di
validi interlocutori nel rapporto con la complessa organizzazione sindacale.
Dunque, da autodidatta, creò un ufficio di consulenza del lavoro, attrezzato ed
articolato come pochi esistenti nella zona, meta di tutti gli imprenditori più
titolati.
Partecipò, pure, alla vita politica quando a guidare la
compagine amministrativa fu il compianto Comm. Francesco Paolo Merendino,
coadiuvandolo nella qualità di assessore supplente. Un incarico che andava
oltre la Sua effettiva disponibilità di tempo che aveva accettato, con
rassegnazione, come segno di indefettibile amicizia.
Ma non fu solamente una macchina di lavoro.
Infatti, primo tra tanti, comprese come lo "stacco"
fosse una civile necessità fisica e mentale, costruendo ciò che doveva
rappresentare semplicemente un " premio" per la famiglia soffocata dai
Suoi impossibili ritmi. Proposito, questo, che, con la vita, doveva diventare la
Sua grande " incompiuta, giacchè fu strappato alla venerazione della
figlia, Sua grande passione, improvvisamente, nel 1967, a soli 57 anni d'età.-
Tano Raneri
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