Gli Scritti

 

 

 

 

 

Torna prima pagina di Tano Raneri

 

 

 

Home

E.mail

 

Per non dimenticare...

SEBASTIANO PATERNITI MARTELLO

guardafili

 

    

Lungo il mio giovanile peregrinare, alla ricerca di improbabili capacità di penetrare i meandri di ostiche espressioni algebriche, dal "leopardato" riflesso di un intagliato abat-jour, in quel di via Volta al n. 22 ed al primo piano, una figura severa, stranamente assortita con rigido mantello e borsone a tracolla, balzava alla mia vista.

Era il signor Sebastiano Paterniti Martello che, restituito alla famiglia, rientrando stanco, ma appagato, porgeva alla solerte moglie l'"armamentario", concedendosi al ristoro di qualche rosso bicchiere di robusto vino.

Guardafili ? Proprio così, per il controllo della linea telegrafica di un vasto comprensorio montano dove, incolmabili distanze in tempi ragionevoli, avrebbero determinato l'irrimediabile disuso del prezioso mezzo, in caso di non localizzato guasto.

Eppure per don Bastiano, al cruccio di dover affrontare disagi ed imprevisti connessi con la natura del Suo lavoro (pedibus calcantibus), si aggiunse in disappunto di vivere una realtà strana, quasi inconcepibile, quando, per effetto della Repubblica di Salò, si vide dimezzato il ministeriale soldo, quasi fosse il fedele servitore ufficiale di una sola metà delle istituzioni.

ma non si perse d'animo.

Uomo dal multiforme ingegno e dalle incredibili risorse affidate ad una acuta intelligenza, facendo di necessità virtù, scovò possibili tracce di sopravvivenza in attività minori che offerse alle Sue vaste conoscenze collinare, ricavandone notevoli benefici.

Infatti, probabilmente, Lui,  montanaro per vocazione (nato a Tortorici) , scoprì, unico al mondo, come fosse buono il "formaggio" non solo "con le pere" ma, anche con i legumi, le insalate e con quant'altro lo avesse accolto per quell'abbondanza, frutto di scambi in natura, che i pastori della zona Gli assicuravano.

Rivestì anche i galloni di sergente nella "Milizia Postelegrafonica" quando, militarizzato, dovette organizzare una squadra di rapido intervento, a fronte di una Sua specifica competenza acquisita nella precedente guerra mondiale.

Malgrado il Suo aspetto "burbero", era un uomo pacifico, religioso, dalla bontà infinita anche se scarsamente disponibile al sovvertimento di regole familiari tramandateGli dai genitori. Aggrappato com'era, dunque, ad una tradizione di fabbri (da cui il soprannome Martello) e forgiato nel carattere al duro lavoro, accettò il "tu" dal Suo omonimo figlio a maturità (classica) acquisita, ma non gli permise mai di fumare al Suo cospetto.

Non visse a lungo. Anzi! Morì a soli 65 anni nel 1958.

                                                                                                    Tano Raneri